La Cina, seconda potenza economica mondiale, ha una strategia ben definita nell’ambito della cyber security, con investimenti paragonabili solamente agli Stati Uniti.
Il paese ha investito notevolmente nello sviluppo di capacità informatiche offensive, diventando leader mondiale nello sfruttamento delle vulnerabilità.
Questo rappresenta un’enorme minaccia per l’Italia, paese manifatturiero e vulnerabile.
I rischi per le imprese occidentali, provenienti dalla Cina, sono molteplici e non riguardano solo lo spionaggio industriale, ma anche gli attacchi alle infrastrutture critiche occidentali.
In particolare, l’Italia dipende eccessivamente dalla Cina ma solo poche persone sono consapevoli della pervasività dei prodotti cinesi nei sistemi critici italiani, compresi quelli nell’elettronica, nell’ICT, nell’energia, negli apparati militari e nelle industrie di base.
“L’approvvigionamento di componenti critici dalla Cina presenta il rischio di prodotti deliberatamente compromessi o sabotati, secondo lo U.S.-China Economic and Security Review Commission nel suo ultimo rapporto inviato al Congresso americano”, riferiscono Gabriele e Nicola Iuvinale.
Nonostante non tutti gli hardware prodotti in Cina rappresentino delle minacce, l’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA) considera il sabotaggio delle catene di approvvigionamento un’efficace tattica di guerra, e i semiconduttori sono particolarmente vulnerabili al sabotaggio durante le fasi di produzione. Considerando che la maggior parte dei telefoni e dei computer nel mondo è fabbricata in Cina, possiamo affermare che l’utilizzo di prodotti tecnologici cinesi rappresenta una seria minaccia.
Nell’Unione Europea sono state adottate misure per affrontare le minacce alla sicurezza nel settore delle telecomunicazioni. Ad esempio, si possono citare i divieti nell’utilizzo dei sistemi Lenovo dalla rete classificata del Dipartimento di Stato statunitense nel 2006 e il blocco delle reti 5G dell’azienda cinese Huawei. Tuttavia, queste risposte non sono sufficienti e la situazione continua a rimanere complicata.
In Italia, la situazione è ancora arretrata in termini di sicurezza informatica e dipendenza tecnologica dalla Cina. Viene sottolineata la necessità di risolvere il problema alla radice utilizzando prodotti domestici o provenienti da Stati con accordi di sicurezza a doppio uso. Questo aiuterebbe a ridurre la dipendenza tecnologica dalla Cina e a garantire la sicurezza della filiera produttiva. Per affrontare questa sfida sono necessarie politiche a lungo termine, un’exit strategy e un sostegno pubblico significativo.
Per garantire la sovranità nazionale, è necessario lavorare su due direttive principali: la prima è sviluppare una tecnologia italiana attraverso investimenti mirati e la creazione di un ecosistema che coinvolga il governo, le accademie e le piccole e medie imprese ad alta capacità tecnologica; la seconda è sviluppare una capacità di valutazione dei sistemi software e hardware che importiamo. Questi passi sono fondamentali per garantire la sicurezza del paese.
Per leggere l’articolo completo dell’autrice Mirella Castigli: https://www.cybersecurity360.it/news/la-cina-si-rafforza-nella-sicurezza-informatica-quali-cyber-rischi-comporta-il-ruolo-crescente-della-superpotenza/